Questo è il primo smartphone mai prodotto nella storia: cosa poteva fare il Simon di IBM

Se pensiamo ai dispositivi tecnologici che negli anni Novanta venivano usati quotidianamente è difficile che nella nostra mente faccia capolino uno smartphone. 

Sicuramente le nostre case erano popolate da televisori a tubo catodico e videoregistratori, e il mitico “walkman” ad accompagnarci nelle passeggiate per la riproduzione delle nostre audiocassette preferite. 

Eppure, nel novembre 1992 IBM lanciò il primo smartphone della storia. Destinato ad avere una vita (commerciale) breve, in realtà Simon Personal Communicator (o semplicemente IBM Simon) gettò le fondamenta di un dispositivo senza il quale oggi non potremmo vivere. E sì, non era un telefono cellulare ma proprio uno smartphone come quello da cui state (probabilmente) leggendo questo articolo.

Bisogna tenere anzitutto in considerazione che il termine “smartphone”, nel 1992, non era stato ancora inventato; o meglio non aveva il significato e il significante che gli attribuiamo oggi. Ormai lo usiamo come sinonimo di “telefono cellulare”. 

Tuttavia, se si prende in considerazione la sua traduzione letterale, ovvero “telefono intelligente” il prototipo di IBM presentato quell’anno al COMDEX di Las Vegas (tra le più importanti fiere di tecnologia dell’epoca) rientra perfettamente in questa definizione. 

“Simon” infatti, aveva un primordiale schermo touch screen, poteva aggiungere contatti in rubrica, gestire i documenti con un file manager ed era dotato di una connessione internet per mandare e ricevere mail, oltre a - ultimo aspetto, ma non per importanza - effettuare e ricevere telefonate. 

Ma come si è arrivati alla presentazione, prima, e al lancio sul mercato, poi, di un cellulare così innovativo per gli standard dell’epoca? 

In realtà, come sempre avviene per le innovazioni in questo campo, per giungere ad un prototipo di questo tipo occorre aspettare che i tempi “siano maturi” per accogliere una nuova tecnologia.

 Soprattutto per la società americana, infatti, gli anni Novanta erano in realtà gli anni in cui i computer palmari (o PDA, Personal Digital Assistant) divennero lo strumento fondamentale per il mondo business: un’agenda computerizzata dotata di calendario, lista contatti, calcolatrice e la capacità di memorizzare note e/o appunti. Il tutto nell’ordine di grandezza di una mano o poco più. 

Ed è proprio a questo target che si rivolge IBM, incorporando - di fatto - un telefono e un palmare in un unico dispositivo. 

La messa in vendita al pubblico vera e propria di questo innovativo apparecchio ebbe inizio, in realtà, qualche anno più tardi ovvero nel 1994. 

Dopo la presentazione al COMDEX, infatti, il prototipo di smartphone catturò l’attenzione della società di telecomunicazioni BellSouth che avviò con IBM i dovuti accordi per la produzione e commercializzazione del dispositivo. 

IBM Simon era alto circa 20 cm e largo quasi 7, con un peso specifico che superava di poco i 500 grammi; un vero e proprio “mattone” come lo definiremmo oggi, ma definito - nel momento del lancio commerciale - come "lightweight". 

Era dotato di un innovativo, per gli standard dell’epoca, schermo LCD retroilluminato e monocromatico (cioè in bianco e nero) da 4,5 pollici x 1,4 pollici la cui caratteristica principale era il touch screen con pennino integrato. Aveva anche una tastiera predittiva “ante-litteram”, in grado di predire - appunto - le lettere successive e completare automaticamente le parole che l’utente stava scrivendo. 

Per quanto riguarda il software, presentava un sistema operativo Datalight ROM-DOS e 1 MB di RAM espandibile fino a 1 oppure 1,8 MB. 

Tra le sue funzionalità più importanti, troviamo: 

• Fare e ricevere telefonate;
• Gestione dell’agenda e calendario; 
• Inviare e ricevere posta elettronica (mail) e fax; 
• Cercapersone; 
• Memorizzazione e gestione dei contatti tramite una rubrica; 
• Calcolatrice; 
• “Sketch Pad”, ovvero la possibilità di poter scrivere o disegnare tramite il touch screen. 

Ogni “smartphone” IBM, infine, aveva in dotazione una stazione di ricarica, una custodia protettiva in pelle e il pennino indispensabile per poter utilizzare lo schermo.

Perché Simon non ebbe il successo sperato? 

Dal momento del lancio sul mercato, il primo smartphone della storia non ebbe un grosso volume di vendita. Vennero infatti commercializzate circa 50.000 unità. 

Verosimilmente, il prezzo di lancio fu scoraggiante per il mercato in quanto costava al dettaglio 895 dollari: eccessivo rispetto alle soluzioni già presenti sul mercato. 

Tuttavia, uno dei più grossi limiti di questo dispositivo era l’autonomia: dato il grande consumo energetico richiesto dalle tante funzionalità, la batteria durava poco più di un’ora. Decisamente poco per un telefono pensato come un dispositivo mobile da portare con sé dentro e fuori l’ufficio per tutta la giornata. 

Poco dopo l’uscita del prodotto SouthBell/IBM, furono i famosi “flip-phone” a prendere il sopravvento come il telefono cellulare iconico e caratterizzante degli anni Novanta, gli smartphone a conchiglia ritornati in nuove forme negli ultimi anni .

Tuttavia, è indubbio che IBM Simon abbia gettato le basi dell’odierno smartphone entrando, di fatto, nella storia (non solo della tecnologia).